Articoli di Giovanni Papini

1955


in "Schegge":
Il filopresentaneo
Pubblicato in: Il nuovo Corriere della Sera, anno LXXX, fasc. 270, p. 3
Data: 13 novembre 1955


pag. 3




   Un giorno, nella stagione che più sobbollivano le polemiche, orali e manesche, tra passatisti e futuristi, venne a trovarmi, da un paese della Maremma, un omone di mezzo secolo, vestito di velluto verde bottiglia, che mi fece l'effetto di un buttero dimissionario per amore della letteratura.
   Si presentò subito come il primo «filopresentaneo» e mi spiegò che aveva fondato una nuova scuola secondo la quale tanto il passato che il futuro dovevano essere ugualmente negati e rifiutati. Solo il presente meritava di essere sorseggiato, centellinato, assaporato, spremuto e goduto. I passatisti dovevano essere mandati nei musei, in compagnia delle statue dei morti, scolpite dai morti: i futuristi dovevano essere rinchiusi nei manicomi, insieme agli allucinati.
   Prima di andar via volle darmi un suo libriccino e, con mia grande meraviglia, vidi che era uno studio intorno a una necropoli dell'antica Etruria. Gli dissi che un simile argomento mi sembrava, per un «filopresentaneo», una contraddizione scandalosa.
   — Le tombe — replicò fieramente il maremmano — non sono il passato, ma sono l'eternità.


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